IL POTERE DELLE DOMANDE NELL’ARTE DELLA GUARIGIONE
UN ESEMPIO: L’INFLUENZA, LA GOLA E IL QUINTO CHAKRA
di Claudia Barzaghi - Naturopata
Influenza, febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, … “Sono mali di stagione!” Quante volte abbiamo pronunciato o sentito dire questa frase.
E’ vero, il picco di queste patologie che interessano spesso l’apparato respiratorio si ha proprio in inverno. Il freddo è uno dei fattori che possono concorrere alla diffusione dei patogeni che, a basse temperature, si conservano per più tempo e, gli sbalzi tra freddo e caldo, diminuiscono l’efficienza delle cellule cigliate presenti nelle mucose delle vie respiratorie (le ciglia sono responsabili della spinta verso l’esterno del muco, delle polveri e degli agenti nocivi), ma non è il solo e non è il più significativo. Anzi! Secondo uno studio sul ruolo dei livelli di umidità nella trasmissione dell’influenza, condotto dallo statunitense Linsey C. Marr insieme ad altri collaboratori del Virginia Tech, è stato dimostrato che la diffusione dei patogeni, che trovano un buon habitat nel muco, dipende più dalle condizioni degli ambienti interni che da quelli esterni.
I ricercatori, senza addentrarci nella tecnica utilizzata, hanno scoperto che i virus sopravvivono meglio con un livello di umidità inferiore al 50 per cento (hanno invece difficoltà a conservarsi e diffondersi in ambienti in cui l’umidità è compresa tra il 50 e il 98 per cento), cioè simile a quello che si trova di solito negli ambienti chiusi durante il periodo invernale. La scarsa umidità fa sì che il muco evapori e che i virus possano essere trasportati più facilmente dall’aria.
Naturalmente, le cause della diffusione dell’influenza non dipendono solo dal freddo e dall’umidità ma da molti altri fattori tra cui il punto evolutivo in cui ognuno di noi si trova. Perché a parità di condizioni esterne qualcuno si ammala e qualcun altro no? Perché qualcuno guarisce velocemente e qualcun altro no? Perché da persona a persona i sintomi variano così tanto?
Stando alle premesse ci sono buone pratiche che possiamo adottare per ridurre il rischio di ammalarci, come stare il più possibile all’aria aperta, arieggiare con sistematicità le stanze chiuse, mantenere un livello di umidità che scoraggi la sopravvivenza dei virus, lavarsi frequentemente le mani, evitare gli ambienti affollati ed il contatto con chi è influenzato, adottare salutari stili di vita, ma ancora più importante è curare e sostenere il proprio ambiente interiore.
Che cosa significa punto evolutivo e come si cura e sostiene il proprio ambiente interiore? Il punto evolutivo è lo stato di coscienza e consapevolezza psicofisica emotiva e spirituale in cui ci si trova in un dato momento. Per capire meglio riporto lo stralcio di uno scritto di Carl Gustav Jung che, personalmente, ritengo sintetizzi bene il concetto: molto spesso ho visto quanto facilmente alcuni individui superavano un problema nel quale altri fallivano completamente. Questo “superamento”, come lo chiamai in passato, risultava -come mi rivelò la mia esperienza successiva- da un innalzamento del livello della coscienza. Quando cioè nell’orizzonte del paziente compariva un ulteriore interesse più elevato e più ampio, il problema insolubile perdeva tutta la sua urgenza grazie a questo ampliamento delle sue vedute. Non veniva dunque risolto in modo logico, per se stesso, ma sbiadiva di fronte a un nuovo e più forte orientamento dell’esistenza. Non veniva rimosso o reso inconscio, ma appariva semplicemente sotto un’altra luce e diventava così realmente diverso. Ciò che a un livello inferiore avrebbe dato adito ai conflitti più selvaggi e a paurose tempeste affettive, appariva ora, considerato dal livello più elevato della personalità, come un temporale nella valle visto dall’alto della cima di un monte. Con ciò non si toglie alla bufera nulla della sua realtà, ma non le si sta più dentro, bensì al di sopra.
Quando si sta attraversando un periodo di infelicità, frustrazione, rabbia, disorientamento, ritrosia, repressione, opposizione, dissenso, fatica, tensione, paura, gelosia, invidia, … la tempesta emotiva viene somatizzata dal corpo che si fa carico di portarci un messaggio e di guarirci. Ogni sintomo, ogni patologia ha la sua storia e arriva in pace con lo scopo di condurci alla fonte, alla causa del disagio affinché possiamo guardarlo, riconoscerlo, affrontarlo, integrarlo nell’amore e scioglierlo. La vera guarigione, come ci ricorda il dottor Edward Bach, risiede nella pace del cuore ed è a questa a cui tutti, più o meno coscientemente, aneliamo ed aspiriamo.
L’influenza, con la sua varietà di sintomi, non fa eccezione. Trovarsi ad un punto evolutivo equilibrato della propria vita che abbraccia emozioni come la felicità, la pace, l’orientamento ad obiettivi e scopi, l’espressione creativa di sé, la gioia, la socievolezza, la serenità, la distensione, la tranquillità interiore, l’appagamento, l’altruismo, … equivale ad affrontare le tempeste con l’atteggiamento distaccato di chi sa di avere le risorse e gli strumenti per non lasciarsi sopraffare, nella sicurezza che passerà e ritornerà a splendere il sole.
Per raggiungere e mantenersi in un punto evolutivo equilibrato è importante prendersi cura di sé sempre, costantemente, prima che i disagi diventino manifesti. Badare al proprio ambiente interiore significa nutrirsi bene e con alimenti di qualità, idratarsi e riposare sufficientemente, praticare attività fisica regolarmente ed assicurarci di essere amorevoli e soddisfatti di noi stessi e dei nostri ruoli nella vita.
L’influenza, salvo casi particolari, non é certo una patologia di cui preoccuparsi tuttavia è un campanello di allarme; ci avvisa che qualcosa nel proprio punto evolutivo ed ambiente interiore è in disequilibrio. Innanzitutto ci parla di stanchezza: l’influenza ci richiama al riposo, allo stare, a volgere lo sguardo dentro di noi e a porci delle domande: quale parte di me ho trascurato ed affaticato più del necessario? Ho esagerato fisicamente? Ho accumulato tensioni? Mi sento frustrato? Mi sento preoccupato e intrappolato in un circolo vizioso? Non ho trovato spazi per rigenerarmi (passeggiare in natura, pregare, meditare, cantare, …)?
In questo articolo desidero approfondire uno dei tanti possibili sintomi dell’influenza: il mal di gola che tanto ci riporta all’espressione ed alle domande.
La gola situata tra la testa ed il cuore, simbolicamente parlando, rappresenta il canale di passaggio delle idee, dei pensieri, dall’una all’altro; un transito che troppo spesso si inceppa, si ostruisce, si blocca separando nettamente quello che pensiamo da quello che sentiamo e, in definitiva, agiamo.
All’altezza della gola, energeticamente parlando, troviamo il quinto chakra (vishudda, puro, purificazione): io comunico!
Il quinto chakra è associato al colore azzurro, al senso dell’udito e ai seguenti organi: trachea, gola, corde vocali, naso, orecchie, ghiandole endocrine della tiroide e delle paratiroidi.
Le sue funzioni principali sono la comunicazione, l'espressione creativa, la diplomazia e la sincerità. Il suo demone è la bugia. E’ il centro del si e del no; quante volte diciamo di si per far piacere a qualcun altro dicendo di no a noi stessi? E le ragioni che sottendono a quei si che vorrebbero essere dei no sono molteplici: timore di perdere l’amore, bisogno di essere riconosciuti, senso del dovere, svalutazione di se stessi, sensi di colpa, bisogno di controllo, …
Il quinto chakra è in relazione all'etere e all'energia del suono e racchiude la capacità di ascoltare se stessi e gli altri, di esprimere i nostri pensieri e le nostre emozioni attraverso la voce e tutti gli altri tipi di linguaggio.
Quando il quinto chakra è in equilibrio ci esprimiamo con lucidità e chiarezza, siamo sinceri innanzitutto con noi stessi, riusciamo facilmente a superare i nostri limiti dando vita a nuove possibilità ed opportunità diventando i creatori della nostra realtà, gli attori principali della nostra rivoluzione personale.
Il quinto chakra è meraviglioso, anche perché ci conferisce consapevolezza, onestà, responsabilità, generosità autentica, ascolto attivo, un atteggiamento diplomatico e carismatico ma anche le abilità per sviluppare quell’elasticità mentale che ci permette di uscire dal nostro ego, per entrare nella dimensione della coscienza collettiva, del noi e dell'espansione verso gli altri.
Se il quinto chakra è in disequilibrio si possono ingenerare patologie che hanno attinenza con gli organi di appartenenza e le funzioni correlate. Un funzionamento eccessivo, a livello fisico, si può manifestare con difficoltà ad ingoiare e deglutire, tracheite, laringite, faringite, afonia, infezioni alle orecchie, mancanza di equilibrio, vertigini, ipertiroidismo, dolore alle mascelle e tensione al collo e alle spalle. Sul piano psicoemotivo, invece, possiamo riscontrare: prolissità, incapacità di sintesi e di ascolto, difficoltà e velocità di eloquio, impulsività, impazienza, iperattività, rabbia, orgoglio, senso di superiorità, dogmatismo, autoritarismo e fanatismo.
Un funzionamento insufficiente, a livello fisico, si può manifestare con infezioni croniche a livello della gola e dell’udito, ipotiroidismo, difficoltà a sostenere i cambiamenti e a reggere gli eventi stressanti. Sul piano psicoemotivo, invece, possiamo riscontrare: difficoltà ad esprimere le proprie emozioni, ad esprimersi verbalmente, a tirare fuori la voce, timore di parlare, timidezza, senso di inferiorità, disagio nel dire, dirsi ed ascoltare la verità, tendenza a negarsi il diritto di far vivere la propria interiorità, a sfuggire il contatto sociale, a chiudersi nel mondo mentale, a non fidarsi di nessuno, a nascondere la verità a se stessi e agli altri. Inoltre, la mancanza di autostima può portare a non fidarsi delle proprie intuizioni e condurre a indifferenza, pigrizia, introversione e opposizione al cambiamento.
Per riequilibrare i chakra, parlo al plurale perché quando un chakra è in disequilibrio anche gli altri sicuramente ne risentono o stanno contribuendo al disagio, esistono molteplici tecniche e supporti. Si possono utilizzare i colori, gli olii essenziali, le pietre oppure scegliere sessioni specifiche di yoga nidra, meditazioni, massaggi, recitazione dei mantras, esercizi fisici come i cinque tibetani; ci si può avvalere di un professionista oppure provarci da soli.
I consigli che si possono dare per prevenire o affrontare l’influenza ed in particolare le patologie più comuni legate alla gola ed al quinto chakra sono tantissimi e volutamente non mi ci addentro, perché lo scopo di questo articolo è quello di portare l’attenzione sulla simbologia delle patologie e sull’importanza di porsi le domande giuste nel processo di guarigione; quella che non si accontenta di togliere i sintomi, ma di individuarne le cause e risolverle.
Un concetto che vale per ogni patologia!
Susanna Garavaglia nel suo libro “diario di psicosomatica” scrive che le patologie legate alla gola ci rimandano alla necessità di armonizzare il quinto chakra: non è difficile immaginare quante parole non dette, quante emozioni trangugiate, quanti pensieri inespressi, quante potenzialità addormentate rimangano a intasare questo chakra, come tossine che si accumulano nel nostro corpo fisico impedendoci di entrare nel nostro ritmo e di fluire in modo armonico con il mondo, dentro e fuori di noi.
Il mal di gola è spesso associato alla paura di esprimersi, a qualche blocco nell’espressione di sé, dei propri sentimenti o delle proprie idee. Essendo collegata alle orecchie, una faringe dolorante può avere a che fare con la difficoltà di ricevere la comunicazione da parte degli altri, o di comprenderli, quindi non solo di farsi comprendere. Inoltre, ogni patologia che prevede un’infiammazione, ci riconduce alla collera. Se compare la faringite valutiamo quanto è forte in noi la rabbia perché abbiamo paura di esprimerci o non lo sappiamo fare o non riusciamo a capire chi ci è accanto.
L’afonia (perdita della voce o importante abbassamento) ci parla di impotenza: non sono in grado di comunicare la mia verità perché non la possiedo o perché temo di non essere compreso né accettato, non riesco più a parlare perché ho paura o sono fortemente emozionato.
La laringite che alla base ha un’infiammazione e quindi la collera, potrebbe parlarci dell’incapacità di dire qualcosa a qualcuno, magari per paura o per qualche altra forte emozione, e della rabbia per non riuscire a farlo. Anche in questo caso il disagio coinvolge l’immagine di sé e il senso di impotenza. Il blocco della parola spesso nasconde anche la sensazione di non riconoscerci più nelle parole che siamo costretti a dire. Parole che riassumono il vuoto di un’esistenza che continua nella finzione, anziché aprirsi finalmente alla verità. Non è facile sapere cosa dire e come dirlo, e molto spesso la gola subisce il dolore e la rabbia della nostra impotenza nell’usare la retta parola.
Che sia un malessere passeggero, ricorrente o cronico ogni volta che il bersaglio dei nostri disagi è la gola proviamo a rispondere onestamente alle domande che seguono. La nostra verità è lì e vuole solo essere guardata. La gola si infiamma, si arrabbia, perché ignoriamo i nostri desideri più profondi. I sintomi sono un monito, non sottovalutiamoli! Le bugie che raccontiamo a noi stessi, ci allontanano dal nostro nucleo pulsante, quello per cui dovremmo svegliarci ogni mattina pieni di gioia, entusiasmo e gratitudine. Le bugie ci allontanano dalla realizzazione, dall’appagamento, dalla felicità, ma cambiare è possibile, sempre! Essere la migliore versione di noi stessi e trasformare la nostra vita in un capolavoro dipende solo da noi. La rivoluzione umana parte da dentro e si espande a tutto ciò che ci circonda, ma bisogna assumersi la responsabilità di volerlo per davvero. E per volere qualcosa dobbiamo sapere chi siamo, da dove partiamo e riorientare la rotta elevando la nostra coscienza, il nostro punto evolutivo.
Le domande sono tratte dal libro “diario di psicosomatica” di Susanna Garavaglia.
- C’è sintonia tra quello che penso e quello che sento? E tra quello che sento e quello che dico?
- C’è qualcosa di me che vorrei comunicare ma non ci riesco?
- Ho paura di comunicare la mia opinione?
- Ho bisogno di comunicare qualcosa a qualcuno in particolare? Ma non l’ho ancora fatto?
- Quanto spazio dedico alla mia creatività?
- Credo di avere delle potenzialità che ancora non sono riuscito a esprimere e a sviluppare?
- Se anche sono nelle condizioni di farlo, ho paura di dire quello che sento?
- Sono un buon ascoltatore?
- So e ho voglia di comprendere i problemi degli altri?
- Ho il desiderio di prendermi cura di me stesso?
- Sono in grado di fornire a me stesso tutto il nutrimento di cui ho bisogno su tutti i livelli (fisico, mentale, emozionale, spirituale)?
- Provo rabbia perché non riesco a esprimermi o a capire chi mi è accanto?
- Ho la tendenza ad accusare gli altri per i miei problemi?
- Sono cresciuto in un ambiente formale, dove non si doveva esprimere quello che si sentiva?
- Sono abituato a mentire anche con me stesso riguardo il mio stato d’animo?
- Tendo a dire “va bene così” anche quando non è vero?
- Vivo o sono cresciuto in una famiglia con degli scheletri nell’armadio, segreti da custodire a tutti i costi?
- Mi sono abituato o sono stato costretto a lungo a mentire?
- Ci sono delle intuizioni o delle mie conoscenze che mi imbarazza comunicare?
Ad ognuno le sue risposte e l’augurio di trovare la forza dentro di sé per spiccare il volo, per trasformare interiormente la propria vita, affinché i temporali restino a valle mentre noi impariamo a guardarli dall’alto, dalla cima di un monte, con un sorriso sulle labbra ed il cuore pacificato.
Di seguito alcuni mantra, raccolti da Gabriella Campioni, adatti alle patologie espresse dalla gola. I mantra sono tratti dal libro “diario di psicosomatica” di Susanna Garavaglia.
- Io esprimo con serenità e determinazione i miei bisogni.
- Io comunico con amorevolezza i miei sentimenti/emozioni/opinioni.
- Io ascolto e accolgo il parere degli altri.
- Io rispetto le opinioni altrui anche se non sono d’accordo.
- Io parlo quando ne sento il bisogno.
- La mia voce è in armonia con la sinfonia della vita.
- Io mi esprimo creativamente.
- Io accolgo i modi sempre nuovi che sgorgano dai miei livelli interiori profondi.
- Io ho il diritto e il dovere di dire quello che penso.
Per recitare un mantra, quello che più risuona dentro di noi, possiamo raccoglierci in un luogo tranquillo; accendere una candela, diffondere musica rilassante, olii essenziali (biologici) o un incenso (che sia di alta qualità), ma funziona ugualmente anche se lo ripetiamo in un ambiente meno pensato. Recitiamolo ogni volta che ne sentiamo il desiderio o la necessità, recitiamolo con fiducia ed i risultati saranno sorprendenti!
P.S. Nella sezione dedicata ai “media” si trova l’audio con l’introduzione ai mantra.
N.B. I contenuti del presente articolo hanno il solo scopo di diffondere la conoscenza e in nessun modo si sostituiscono al consulto medico o intendono fornire diagnosi, terapie e prognosi.
Bibliografia consultata:
- “Diario di Psicosomatica” – Susanna Garavaglia - Edizioni Tecniche Nuove